Skip to main content Marco Altomare

Disabilità e lavoro

Diritto allo studio e accesso al mondo del lavoro

Il miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilità passa anche dal potenziamento, al termine della formazione, di una reale ed efficace introduzione nel mondo del lavoro e, più in generale, nel contesto sociale.

Tra i principali problemi inerenti all’inserimento nel mondo del lavoro abbiamo quello della transizione: il momento del passaggio è particolarmente delicato e può tradursi, in particolare di fronte a disabilità importanti, in un abbandono, mitigato solo dall’assegnazione di una rendita.

Lo studio per lo studio

Se da una parte il diritto allo studio, per tutti, anche per le persone con disabilità, non deve essere subordinato alla potenziale modifica delle capacità lavorative, ma va garantito anche se ciò non modifica il diritto alla rendita, dall’altra è fondamentale investire nella transizione dalla formazione al mondo del lavoro. Ciò essenzialmente richiede:

  • l’estensione dell’accompagnamento già in atto durante la formazione anche nel periodo di inserimento nel mondo del lavoro. È necessaria la continuità della presa a carico da parte dell’operatore per l’integrazione, che dovrebbe essere chiamato a sostenere la persona con disabilità nella ricerca di un posto di lavoro idoneo e a promuoverne, in senso all’azienda, la sua conoscenza e l’adeguamento dei mezzi compensativi necessari a garantire la massima autonomia possibile;
  • l’introduzione, per le aziende, di incentivi finanziari destinati a promuovere l’accoglienza di persone con disabilità, attraverso l’adattamento dei luoghi e del tempo di lavoro e un’adeguata formazione dei colleghi. Altre possibilità per implementare la presenza delle persone con disabilità nel mondo del lavoro rinviano alla questione delle quote. È necessario ricercare un equilibrio: incentivi e sensibilizzazione vanno promossi contemporaneamente, per poi valutare come evolvono le cose e intervenire di conseguenza, se necessario, anche con il meccanismo delle quote, iniziando, per dare l’esempio, dal settore pubblico;
  • l’attribuzione di sussidi diretti e di un accompagnamento idoneo alle persone con disabilità che diventano lavoratori indipendenti.

L’articolo 27 della Convenzione del 13 dicembre 2006 sui diritti delle persone con disabilità, alle lettere e-f-g-h del capoverso 1, recita:

1. … Gli Stati parte devono … :

(e) promuovere le opportunità di impiego e l’avanzamento della carriera per le persone con disabilità nel mercato del lavoro, come pure l’assistenza nel trovare e ottenere un lavoro, nel mantenerlo e nel reinserirvisi;
(f) promuovere la possibilità di esercitare un’attività indipendente, l’imprenditorialità, l’organizzazione di cooperative e l’avvio di un’attività in proprio;
(g) assumere persone con disabilità nel settore pubblico;
(h) favorire l’impiego di persone con disabilità nel settore privato attraverso politiche e misure appropriate che possono includere programmi di azione positiva, incentivi e altre misure;

È indubbio che la nostra Nazione faccia per tutto questo ancora troppo poco, come del resto è stato chiaramente evidenziato dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, nel testo, del 25 marzo 2022, delle sue Osservazioni conclusive al rapporto iniziale della Svizzera:

51. Il Comitato constata con preoccupazione:
(a) la segregazione delle persone con disabilità nel «mercato del lavoro protetto» con salari molto bassi e limitate opportunità di transizione al mercato del lavoro aperto;

52. Il Comitato raccomanda … di:
(a) elaborare e adottare un piano d’azione globale volto … a consentire la transizione delle persone con disabilità dal «mercato del lavoro protetto» a quello aperto nei settori privati e pubblici, con parità di remunerazione per un lavoro di pari valore, in ambienti di lavoro inclusivi e con opportunità di carriera.

La questione è seria e inizia ad essere dibattuta anche in Ticino. Una vasta indagine condotta su tutto il territorio nazionale da una cordata di scuole professionali legate al settore sanitario, fra cui il Dipartimento di economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI del Canton Ticino, nel 2019, ha posto in evidenza come effettivamente nei “laboratori protetti” svizzeri i salari, poiché considerati un “reddito complementare”, siano, variando da 1 centesimo a 9,99 franchi all’ora, molto bassi rispetto a quanto percepibile per lo stesso tipo di attività sul mercato del lavoro. Inoltre, solo in rari casi, le istituzioni promuovono mobilità verticale o orizzontale, in quanto non hanno, fra le loro funzioni, quella di operare come collocatori.

È quindi necessario che il settore dei laboratori si trasformi dando maggiore importanza alla promozione dell’autodeterminazione delle persone con disabilità.